“Il sesso è una cosa per poveri, chi lavora solo col sesso fa un lavoro un po' da zingari, da poveri. A livello emotivo intendo”. Roy, al secolo Roberto Dolce, è un gigolò: un escort, un accompagnatore, un “prostituto” secondo i più; un “venditore di emozioni”, secondo lui. Al prezzo di 500 euro, spese per la trasferta escluse. “Il sesso fine a se stesso è inflazionato” e “le donne sono stanche dell'enorme peso che molti uomini danno alla sessualità finendo poi per trascurarle quando l'interesse estetico e carnale nei loro confronti va calando”. Perciò, racconta Roy in "Amore in contanti", libro-confessione scritto a quattro mani con Alessandro Pedrazzi, lo psicologo psicoterapeuta con cui ha dialogato, “il mio lavoro è traghettare le donne verso una nuova vita e una nuova consapevolezza, sono solo un marinaio che guida la chiatta che serve ad attraversare il guado e il mio compito prevede di tornare ogni volta da dove sono partito per recuperare altre donne”.
Storie vere, ricordi dolorosi e aneddoti divertenti di una professione controversa (e in Italia illegale) sono consegnati al lettore senza filtri e con autoironia. Stimolato dalle domande di Pedrazzi, Roy apre una porta sul suo microcosmo, racconta della sua relazione con le donne, del mondo in cui ritorna al termine di ogni rapporto: “Sono schivo e riservato. Prendo molto sul serio il mio lavoro ma dopo averlo svolto torno a casa, sparisco, ho bisogno di isolarmi e stare solo. Non cerco mai nessuno”.
Ma nel libro, non c’è solo il camaleontico Roy, all’occorrenza gigolò speed, accompagnatore per serate di gala, women's life coach, finto fidanzato, in base alle richieste. A parlare sono anche le donne che si affidano al professionista: lavoratrici, madri di famiglia, insospettabili protagoniste forti e fragili spesso sul crinale tra sesso e sentimento, frequentatrici della “Dolce-casa”, un crocevia di esistenze che si influenzano l’una con l’altra.
Ma chi è davvero un gigolò? Ecco in dieci punti il profilo che Roy traccia di sé:
1. Un gigolò è “un piccolo uomo fallito che però ha questa virtù: è l’amante di tante donne”
“Anche se avesse fatto il falegname avrebbe amato tante donne come fa ora, solo che ora ci prende dei soldi mentre prima avrebbe dovuto spenderli” ed “… è uno malato che però sfrutta la sua malattia per fare soldi. Malato nel senso che è uno imprigionato in una malattia strana, che potrebbe essere anche di nuove donne, di nuove mutande da tirar giù, questa frene-sia di avere soddisfazioni personali o anche delle, come dire, avere dei piccoli premi, delle piccole soddisfazioni per colmare questo vuoto che ha … avere queste cose che lo gratificano”.
2. “Ho sempre avuto un'attrazione quasi bulimica verso le donne nuove”
Sono sempre uscito con donne occasionali; una donna per me perde d'interesse dopo poche volte che la vedo e ci faccio sesso. Io brucio le mie storie in pochi incontri. Un corpo nuovo, una storia nuova, la conquista, il possederle e lasciare in loro una traccia indelebile è per me come una droga, l'adrenalina che mi dà un nuovo incontro è una mia necessità di vita e ho fatto della mia passione il mio mestiere.
3. Fare il gigolò è una professione a tutti gli effetti
“Io vivo di adrenalina e d'incontri fugaci, è la mia benzina, io ho bisogno costantemente di uscire con nuove donne. Preferisco, dato che lavoro ce n'ho, per ora preferisco scegliere, preferisco avere donne nuove. “Lo faccio costantemente, 24 ore su 24. Mi dà la linfa, la vitalità, mi permette di sentirmi una persona normale. Dato che ho questo mestiere me lo tengo stretto perché so che questo lo posso fare, lo so fare, lo amo, non mi pesa. È per questo che io riesco meglio degli altri, perché io ho questa costanza proprio incredibile; nessuno ha la costanza che ho io. Io sono spinto da questa ragione di vita, io riesco ad andare con donne brutte perché devo farlo. Quindi cosa faccio, salgo in macchina e mi dico: “No, tu devi farlo, è il tuo mestiere!”.
4. Un gigolò non va mai in pensione
“Questo lavoro non va in base all'età, perché se la mia età aumenta, aumenta an-che quella delle mie clienti, quindi è un lavoro che c'è finché c'è vita; se hai novant'anni e c'è una novantenne che ha bisogno di te, questa non va con un venticinquenne!”
5. Non esiste un prezzo esatto per l’emozione suscitata da un incontro
“Può essere che lei (la cliente) abbia pagato molto ma, guardando l'esistenza della persona, lei magari c'ha guadagnato di più. Potrebbe essere oppure no, come fai a valutare? Certo, un prezzo te lo dai, però poi quello che vendi non è materiale e a volte un'emozione, uno stato d'animo, non ha prezzo, non è che puoi stare lì a rinchiuderlo. Magari io, certe volte, ho chiesto molto di più di quello che ho fatto provare, sicuramente; tante volte vai al ristorante, paghi tanto e mangi male”.
6. Per le mie clienti non è un mero atto fisico, ma anche psicologico
“Con me è completamente diverso, con me è un atto psicologico ed è lì che sbattono, è lì che sbattono duro, perché in realtà è quella cosa che fa sì che loro si atacchino a me. Se fosse solo fisica la cosa, sarei un prostituto normale come sono le prostitute per gli uomini. Io purtroppo faccio l'atto con queste donne, molto fragili, dall'innamoramento facile, io ho la meglio e ho la sicurezza che queste persone mi chiameranno ancora per anni. Io ho delle donne che mi chiamano da anni e che sono così, hanno questa psicologia, questo modo di fare. Queste sono donne che ti pagano perché si vergognano a dirti “Vieni da me gratis” perché sanno che io non accetterei, hanno paura, altrimenti tutte lo farebbero volentieri.”
7. Il mercato del gigolò: le clienti annoiate o deluse dal marito
Molte mie clienti mi chiamano per ragioni di sicurezza, cioè chiamano un gigolò magari non perché è bello, non perché è prestante ma per essere sicure in primo luogo dell'anonimato, poi per non avere rotture perché l'amante può essere pericoloso. Non parliamo di donne trasgressive, parliamo piuttosto di donne che vogliono uscire una sera, vogliono anche fare una cosa diversa da quella che fanno con il marito, chiamano me per avere una sicurezza. Poi “C'è la donna trascurata dalla famiglia, dal marito, dal compagno. La ragazza che vuole perdere la verginità.
8. Il mercato del gigolò: le crocerossine
Le crocerossine sono quelle che intendono salvarti, che vedono in te una persona un po' malata e vogliono capire, psicanalizzarti, capi-re il perché tu fai questo lavoro, da cosa nasce, che cosa hai subito da piccolo, vogliono sostituire lo psicologo e farti capire che loro sono utili per te, hanno la presunzione di volerti far credere di essere importanti per la tua vita. Invece non è assolutamente così perché io le riconosco subito, già dai primi messaggi che ti mandano sul cellulare o su Face-book, capisci che vogliono salvarti da questo mondo come se io fossi rinchiuso in questo mestiere, come un prigioniero. Ma il loro modo di salvarmi implica il fatto di mettermi con loro, quindi io sogghigno un po', sorrido, glielo faccio credere però poi finisce lì.
9. Il mercato del gigolò: le workaholic
“La workaholic è una che non ha tempo per le relazioni, non ha tempo di curare un uomo, di mandare il messaggino, di rispondere al messaggino. È ostaggio del proprio lavoro, quindi non ha il tempo per socializzare, molto spesso neanche lo vuole. Non sono poche le workaholic che mi contattano, però loro ti chiamano per un motivo ben preciso, devono guadagnarci con te altri-menti non ha senso. Guadagnarci nel senso che ti fanno vestire i panni di un personaggio che per loro è vantaggioso, oppure devono realizzare un contratto, oppure perché tu fai il carino con uno che poi darà … c'è sempre qualcosa sotto”.
10. Anche il gigolò ha paura di fallire
“Quando ti rendi conto che devi far sesso con una persona che ha visto di tutto e prova con te quello che può provare con qualsiasi altro uomo, tu che fai questo mestiere e sei pagato, è una sconfitta per te, no?! Se mi avesse cono-sciuto in discoteca va bene, ma il fatto che mi abbia contattato come gigolò e mi paga, crea delle dinamiche, delle aspettative che alla fine ti bloccano, oppure possono rendere la prestazione meno psicologica e più fisica. Ecco, questa è una cosa che odio. Allora, quando incontro questo tipo di donne … adesso sto più attento perché cerco di superare questo momento, perché anche loro hanno i loro difetti, quindi mi concentro dove posso colpirle; anche una donna esperta ha dei punti deboli contro i quali posso essere davvero potente. Allora, quando io trovo quel riscontro, mi butto lì e do un senso al mio mestiere, altri-menti per me è un fallimento”.
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